Cosa significa essere accompagnati per un non vedente o per un ipovedente
Cosa significa accompagnare un non vedente
Essere non vedente o ipovedente comporta il doversi far accompagnare da qualcuno quando si è impossibilitati a fare in autonomia determinati spostamenti.
Spesso questa necessità viene vissuta con un certo grado di insofferenza perché al ruolo di accompagnato si associa una sorta di passività, di dipendenza.
In realtà essere accompagnati non vuol dire ritrovarsi in una condizione di passività, o quanto meno non dovrebbe essere così a meno che l’accompagnato stesso non lo desideri perché stanco o non interessato ad essere parte attiva.
Anche essere accompagnatore non è semplice ed è difficile comprendere come essere realmente d’aiuto.
TU SEI PARTE ATTIVA
Prima di tutto mi interessa spiegarti che nell’accompagnamento la persona che accompagna e quella che viene accompagnata sono entrambi parti di un sistema: un sistema a due dove l’apporto di ognuno ha il medesimo peso sull’efficacia e sicurezza di quello che si sta facendo.
Sì hai capito bene! Anche tu conti anche quando vieni portato in giro da altri, e conti tanto quanto chi svolge per te la funzione visiva, ovvero il tuo accompagnatore!
Ovviamente però il tuo ruolo dipende molto da quanto interessa a te in primo luogo essere partecipe di quello che state facendo, del percorso. Se preferisci lasciarti trasportare dal tuo “navigatore automatico” va benissimo anche così, è una tua scelta. Considera però che non è l’unica opzione. Se il tuo accompagnatore ti conduce in maniera corretta tu hai la possibilità di essere consapevole di tutto ciò che ti accade intorno, del percorso, delle direzioni prese, per poterti costruire una mappa mentale dei percorsi effettuati e poter intervenire fornendo anche indicazioni al tuo accompagnatore sulle direzioni da prendere, su riferimenti importanti lungo il percorso che possano indirizzare correttamente il vostro cammino.
Questa opzione, oltre a darti una maggiore consapevolezza, perché quello che ti manca è la vista ma non il cervello, può consentirti di rendere il tempo che trascorri con la tua guida un tempo di qualità.
Gli accompagnatori poi possono essere prevalentemente famigliari almeno inizialmente e nei primi anni di vita, ma abbastanza rapidamente ti sarai trovato o ti troverai a doverti affidare ad altri più o meno conosciuti.
L’accompagnamento non è questione semplicissima e ti sarai accorto che con qualcuno ti trovi meglio che con qualcun altro. Questo può dipendere certamente da una sintonia “a pelle” ma probabilmente ci sarà qualcosa di differente nelle modalità utilizzate che influenzano anche l’efficacia dell’accompagnamento.
Come può un accompagnatore essere maggiormente efficace
Possiamo rispondere a questo quesito facendo riferimento alla teoria del sistema a due che prima accennavo: il tuo stesso modo di porti nei confronti di chi ti accompagna può fare la differenza!
Certo che in mondo ideale ogni accompagnatore dovrebbe essere ben istruito in questo ruolo e dovrebbe quindi avere tutte le conoscenza adeguate in modo tale da essere uno strumento di sicurezza per chi non vede. Ma la realtà è ben diversa e quindi cerchiamo di far buon viso a cattivo gioco e attrezziamoci al meglio. Il primo passo da fare per te è apprendere bene le tecniche di accompagnamento, perché si tratta di posizioni reciproche, posture adeguate che fanno la differenza in termini di sicurezza.
Inserisco qui per te il link ad un video girato da Studio In che spiega bene cosa non fare e i video precedenti illustrano invece il modo corretto per accompagnare un non vedente!
Come istruire un accompagnatore?
Per spiegare ad un accompagnatore come comportarsi per poter rappresentare per te uno strumento di sicurezza, è necessario che prima di tutto tu abbia le idee chiare su quale sia la tecnica corretta. Se il link non è sufficiente contattami e, in poco tempo, ti insegnerò e spiegherò tutto con professionalità e competenza.
Una volta che tu hai le idee chiare potresti fare delle simulazioni, facendo vivere all’altro l’esperienza di essere accompagnato e aiutarlo a comprendere l’importanza della tecnica corretta!
Se l’accompagnatore non è un parente o personale esperto? E’ qualcuno che vuole darti una mano perché gli sembra di vederti in difficoltà? Hai bisogno di aiuto e vorresti chiedere a qualcuno che incroci e che però non conosci?
In questo caso devi stare attento a selezionare le informazioni riducendole a quelle basilari: presa e posizione base. Non è necessario fornire spiegazioni che richiederebbero tempo e il presupposto che l’altro comprenda, ma non conoscendolo potrebbe in realtà non comprendere affatto e non avere il tempo o l’interesse di ascoltarsi tutte le spiegazioni e motivazioni di una corretta “presa a pinza”.
Potrebbero essere quindi sufficienti frasi come “guardi sono più comodo se le posso afferrare il braccio” “mi sento più sicuro in questa posizione”. In questo modo eviterai inutile imbarazzo e ti darai la possibilità di essere aiutato in maniera efficace.
Per qualsiasi altra domanda non esitare a contattarmi! Sarò felice di aiutarti! Puoi attivare la consulenza telefonica oppure richiedere informazioni o preventivi! Ti aspetto!