L’incontro
La mia esperienza con il metodo Terzi ha inizio nel lontano 2019, quando grazie ad un’iniziativa di orientamento e mobilità a Milano conosco Chiara Semenzato, istruttrice di orientamento per persone non vedenti e ipovedenti. Da subito si crea un ottimo rapporto, ed io la ricontatto quando, qualche mese più tardi, mi trovo a dovermi trasferire proprio a Milano per lavoro.
Lei, sin da subito, mi chiede se incontro particolari difficoltà nell’orientamento urbano.
Le faccio presente che, nonostante sia stato affiancato da vari istruttori nel corso degli anni, percepisco una difficoltà di fondo nell’immaginarmi topograficamente i luoghi che frequento. Mi accorgo che, infatti, i miei spostamenti non sono dettati dalla conoscenza precisa della mappa, bensì si limitano al compiere pedissequamente una serie di gesti imparati pressoché a memoria. Ecco che, quindi, se sbaglio una singola curva o non giro un preciso angolo, tutto il sistema va in blocco completo ed perdo qualsivoglia riferimento.
A quel punto, Chiara inizia a parlarmi del Metodo Terzi, che ha un’associazione di riferimento della quale lei è presidente.
Si tratta di una serie di esercizi ideati da Ida Terzi, tiflologa, che ha speso la vita a ricercare metodologie con cui affrontare la difficoltà che la minorazione visiva comporta, principalmente dal punto di vista della deambulazione, della propriocezione e, più in generale, dell’elaborazione mentale del mondo esterno.
I primi approcci, una vera scoperta
La prima seduta mi ha letteralmente aperto un mondo: Chiara mi ha fatto svolgere alcuni esercizi, che consistevano soprattutto nel replicare tramite il mio corpo dei movimenti che lei effettuava con il suo. Da qui, ho compreso da subito, prima ancora che fosse lei a rilevarla, quale fosse la problematica di fondo: mi erano poco chiari i concetti di specularità e profilo, anche se possedevo in generale una buona concezione del mio corpo, ma non lo mettevo in relazione al mondo esterno.
Fatte le opportune valutazioni, Chiara ha dato inizio al training vero e proprio, che si svolgeva in una stanza completamente sgombra. Ad ogni lezione, adottavamo dei punti di riferimento fissi, che non cambiavano mai e che io dovevo ricordare.
Gli esercizi consistevano per lo più nel replicare camminando percorsi di difficoltà sempre crescente, per poi effettuarne una rappresentazione su tavoletta di plastilina. Da qui, ho potuto chiaramente capire come, nella mia mente, effettuare un percorso fisico non equivalesse necessariamente ad averne una chiara immagine che potessi rappresentare su un foglio o, come nel nostro caso, su una tavola di plastilina.
Le prime settimane sono state molto complicate, ed era facile scoraggiarmi. Poi, dopo 6 o 7 lezioni, la svolta. Ho capito che, tramite l’uso di punti cardinali assoluti, riuscivo molto bene a tenere traccia dei miei spostamenti e delle mie rotazioni, riuscendo sempre a tornare al punto prestabilito qualora ne avessi bisogno. Se so dov’è il Nord, saprò anche dove si trovano l’Est e l’Ovest, senza tirare in ballo concetti come Destra o Sinistra, che variano invece a seconda di ciò a cui ci si sta riferendo, e possono creare confusione.
Sempre meglio
Man mano che le lezioni progredivano, si affinava anche la mia capacità di immaginazione: fatto un percorso, ero sempre più spesso in grado di rappresentare esattamente i miei spostamenti, affinché poi nella mia mente rimanesse esattamente l’immagine del cammino che avevo appena percorso. Se dovevo poi tornare indietro, non ero costretto ad immaginare il percorso a ritroso come se fosse un qualcosa di completamente nuovo, ma potevo sfruttare l’immagine già presente e ripercorrerla semplicemente nel verso opposto.
Finito il training metodo Terzi, ci è bastato metterlo in pratica nella vita reale per scoprirne i benefici. In poco tempo, ricordarmi le strade mi sembrava estremamente più facile, ed ora come ora mi perdo infinitamente meno; le rare volte che mi capita, riesco con molta più facilità di prima a ritrovare il percorso corretto, poiché ho l’aiuto dell’immagine mentale, che prima mancava completamente.
Tommaso