La percezione dell’ostacolo tra incontro e scontro
Quanto è importante lo SCONTRO con l’ostacolo per una sua percezione ed inserimento in un sistema di orientamento efficace?
Spesso nel lavoro con gli alunni non vedenti mi capita di incontrare genitori/educatori/insegnanti che tendono ad evitare che l’allievo vada a sbattere contro oggetti e cercano di eliminare tutto ciò che può essere d’intralcio…
Da una parte è logico voler evitare brutti incidenti, ma credo si debba sapere che incontrare un ostacolo è molto importante per chi non vede. Quindi è necessario cercare di distinguere l’incontro dalla scontro!
Match
Scontrarsi significa farsi male, provocandosi anche lesioni e questo non va certo bene…per questo esistono le tecniche di protezione, per evitare di farsi veramente male!
Incontrare l’ostacolo può significare anche “impattare” a volte ci si può far appena male, a volte può essere molto rumoroso e dare agli altri e a noi stessi l’impressione di aver sbattuto violentemente (tanto rumore per nulla…).
Scontrarsi non è mai piacevole, crea grande frustrazione oltre ad un senso di rabbia, fastidio,… e le conseguenze fisiche dell’impatto…
Incontrare l’ostacolo è invece un modo per conoscerlo, a volte anche picchiandoci la testa, ma, subito dopo, questo incontro, se siamo allenati ad ascoltare/osservare, può fornirci molte informazioni utili.
L’ostacolo può così assumere nuove identità: può anche diventare un punto di riferimento se ne ha le caratteristiche… Oppure può darti un indizio su dove ti trovi lungo il tuo percorso.
Durante le lezioni mi capita spesso di lasciare che ci sia questo incontro anche se a volte viene percepito come scontro…
Incontri spaventosi?
C’è un’esperienza che non scorderò mai e che è diventata per me un caposaldo di professionalità, forse ti aiuterà a capire il limite tra incontro e scontro ed anche il senso di questo articolo…
Durante i mesi di formazione per diventare istruttore di orientamento e mobilità, come raccontato nell’articolo Emozioni Cieche (che ti invito a leggere se non l’hai già fatto), noi allievi siamo stati posti in situazioni di simulazione con apposite bende.
Nelle prime esplorazioni da bendata ho avuto modo di essere “vittima” di Corrado (Studio-In), mi trovavo sul pianerottolo di una scala all’interno dell’istituto dei ciechi di Milano. Probabilmente sopra pensiero, stavo per fare un passo che mi avrebbe fatto sicuramente cadere dalle scale, perché non pensavo fossero proprio lì. A quel punto il mio istruttore mi ha bloccato volutamente appena in tempo per non cadere ma anche appena in tempo per sentire il mio piede cadere nel vuoto e lasciarmi spaventare.
Questo episodio è stato per me letteralmente illuminante, mi ha fatto riflettere e capire cosa vuol dire percepire un ostacolo e quando lo scontro ha in realtà caratteristiche di incontro. La percezione dell’ostacolo a volte vuol dire scontrarsi con esso, percepire emozioni associate non sempre positive, ma spesso è uno scontro necessario a ricordare che la realtà, gli oggetti, e esperienze sono lì e il modo in cui le affrontiamo dipende da noi.
Ostacolo toccato o ostacolo percepito
Una volta che avviene lo scontro quell’incontro diventa per noi un punto importante, qualcosa di tangibile, che si fissa nella nostra memoria esperienziale.
Come possiamo fare esperienza di vita senza questo incontro? Anche Ida Terzi sosteneva l’importanza della centralità dell’esperienza a partire da quella motoria! I suoi bimbi non vedenti venivano invogliati, spinti a toccare, manipolare, vivere e poi rappresentare la realtà, unico modo per comprenderla appieno!
Poi nei suoi studi ha approfondito anche la percezione dell’ostacolo a distanza ma di questo te ne parlerò in un altro articolo perché merita uno spazio adeguato di riflessione.
Ma non toccare e quindi non incontrare l’ostacolo può creare difficoltà nell’elaborazione spaziale dell’esperienza che, solo dopo essere passata da forti vissuti può essere rielaborata e gestita anche a distanza.
Ostacolo SI o ostacolo NO?
A te le conclusioni!